mercoledì 19 marzo 2014

Il difficile compito di educare i figli

Esiste l'educazione perfetta? E - soprattutto - il concetto di "educazione" è un concetto universalmente valido?



Quando sono diventata mamma - per cercare di fare meno danni possibili - ho letto molti libri sui bambini, su come dare loro input positivi. Ho trattenuto qualche informazione, ho rifiutato diverse standardizzazioni, ho fatto mie alcune modalità che mi sono parse adatte a mia figlia e a me.
Di comune accordo con mio marito abbiamo optato per pochi no, ma decisi e solidi. Su quello che non è davvero importante, lasciamo correre.

L'idea era buona, ma mi accorgo che non sempre riesco ad applicarla, e certe volte cedo per sfinimento (sento di non avere l'energia per impormi). Lo so, è un grosso errore. Ma davvero la mia bimba ha la stessa capacità di insistere di un martello pneumatico. E ci sono momenti in cui le mie energie sono pressoché nulle.

Comunque ciò che mi manda in tilt completo, e mi lascia un forte senso di smarrimento e insicurezza, sono i capricci "pesanti". Capita di rado, ma ogni tanto si arriva - di solito per stanchezza - ad un punto in cui non pare possibile trovare l'uscita. La rabbia di Matilde cresce, a volte sfocia in mani alzate contro di me. Fermarla è difficile. A volte ci provo con la dolcezza, cercando di farla ragionare; a volte con l'ironia, cercando di distoglierla dalla rabbia facendola ridere. A volte non funziona, e incappo nell'errore peggiore - almeno con la mia piccola - il muro contro muro; è come infilarsi in un vicolo cieco: lei è testarda e non cede. Io non posso fare passi indietro, a quel punto, sennò temo che lei percepisca la cosa come una debolezza, e non vorrei peggiorare le cose.

E quando mi trovo in queste situazioni penso sempre a quanto sia duro il lavoro dei genitori, e a come mai non ci diano il libretto delle istruzioni!
Il compito dell'educatore è così importante, e noi, che siamo le figure di riferimento primarie, siamo spesso le più disinformate su quali possano essere i meccanismi, le connessioni causa - effetto  nelle nostre azioni e in quelle dei nostri figli.

I più bravi si informano, cercano di capire e trovare strade. Altri si arrabattano. Molti agiscono secondo coscienza e buonsenso. 

Credo molto che il nostro essere genitori rispecchi il nostro vissuto di figli. 

E quindi mi chiedo: come trasmettere a mia figlia ciò che di positivo hanno trasmesso a me i miei genitori (serenità, sicurezza, rispetto per il prossimo e valori), ed evitarle magari altre difficoltà che io ho incontrato (penso - per esempio - alla scuola o all'indecisione sul futuro, all'incapacità di affrontare discussioni o di gestire certe situazioni)?

E sull'educazione ho un'altra questione in cui mi sento divisa: io sono cresciuta in un'epoca in cui la cultura genitoriale portava ad avere attenzione e rispetto per i figli, ma in cui le esigenze di mamma e papà erano comunque in primo piano (senza nuocere ai figli, ovviamente!).
Oggi ho l'impressione che la nostra società sia figliocentrica. I figli prima e sopra ogni cosa. Ed è corretto. Ma fino a che punto? Qual'è il limite fra le esigenze di mio figlio e le mie di genitore? Chi deve seguire chi? 

Perché se io dovessi seguire sempre l'estro di mia figlia, vivremmo in casa guardando la tv! Ma ci sono anche cose in cui forse è corretto ascoltarla e seguire i suoi desideri (se non vuole andare alla festa di una sua amica, per esempio, non mi pare giusto costringerla).
Però, se io devo fare una commissione dopo la scuola (perché mentre lei è scuola io lavoro!), e lei non vuole andare a passeggio in città? Ha ragione lei, o devo portarmela a forza? 

Si, è un post pieno di domande, senza certezze e risposte. Perché vivo il mio essere mamma proprio mettendomi in discussione quotidianamente. Chiaro che queste domande non mi immobilizzano, e vivo momento per momento, agendo secondo ciò che mi pare meglio. Ma nei momenti in cui mi fermo, medito spesso. Augurandomi che, nei miei dubbi, troverò il percorso meno dannoso per il bene di tutta la famiglia.

4 commenti:

  1. Condivido tutto quello che scrivi! Non ho figli ma sono circondata da amici e fratelli con figli che molto spesso sono sopraffatti (per loro stessa ammissione) dalle difficolta' che il ruolo di genitore pone. E spesso assisto a situazioni in cui proprio non vorrei trovarmi! A volte credo di sapere come agirei io al posto loro, o meglio, dall'alto della mia saggezza (ironico... ;) come avrei agito io prima di arrivare al punto critico, o come in generale educherei io i miei figli. E scuoto incredula e sconsolata la testa di fronte a quelli che io ritengo errori di educazione e di gestione dannosi sia per i genitori che per i figli. Mia madre dice che e' facile parlare, ma quando hai figli tuoi "vedrai che e' diverso"... e in parte ha sicuramente ragione. In parte credo pero' che il non avere figli (pur desiderandoli) consenta una visione a volte piu' limpida e cruda (mia mamma direbbe "egoista"), almeno su certi aspetti che quando si e' presi fino al collo nel ruolo di genitori magari non ci si permette la "crudelta'" di vedere. Per esempio, credo che i genitori spesso non definiscano chiaramente il limite di cui parli tu tra le esigenze dei figli e quelle dei genitori. Pensano che l'amore per i figli debba significare per forza sacrificio di se', sempre e comunque e non sempre hanno la lucidita' di rendersi conto che assecondare in ogni situazione i figli e' controproducente. Credo che sia giusto e sano, oltre che educativo e preparatorio alla vita, quindi nel loro primo interesse, che i bambini capiscano gradualmente di non essere i principi di un regno in cui ogni loro esigenza, o meglio ogni capriccio, viene soddisfatto. I genitori sanno benissimo quali sono le esigenze "vere" dei figli e su queste non ci piove, si lotta a spada tratta per difenderle e soddisfarle. Ma e' importante definire il limite di cu parli tu. E' giusto e necessario insegnare a un bambino a essere libero di affermare i propri desideri e le proprie inclinazioni, se no che cosa lo abbiamo messo al mondo a fare? Quindi se Matilde non vuole andare alla festa di compleanno della sua amica, anche se a noi sembra un'occasione di socialita' persa, puo' anche non andare, fai bene secondo me a seguire il suo desiderio. La liberta' e' l'unica cosa per cui vale la pena essere al mondo! Ma credo si debba allo stesso tempo insegnargli che ci sono e quali sono i limiti inevitabili della loro liberta'. Che esistono anche le esigenze degli altri (bambini, insegnanti, fratellini e sorelline, amici, nonni...), genitori inclusi (che gia' son pochine quelle che si riservano i genitori...) e che cosi' sara' sempre, nel mondo e nella vita, anzi, sempre di piu'. E soprattutto che i genitori quando mettono una loro esigenza davanti a quella del figlio (che sia una loro propria esigenza, come due ore in piscina o con gli amici per ricaricare le pile, o un'esigenza famigliare in realta', come fare una commissione, la spesa, lavorare...) e' perche' proprio ce n'e' bisogno. Quindi nell'esempio che hai fatto tu mi viene da dirti di portarla con te in citta', anche se lei non ha voglia, perche' se la mamma ha bisogno di fare questa cosa vuol dire che e' importante per lei e per tutti noi, quindi si fa, anche se non ne ho voglia (e capirai che coercizione...).

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  2. Mamma mia, mi rendo conto che il discorso puo' sembrare davvero "egoista", tutto centrato sulle esigenze... ma quel che voglio dire e' che occorre insegnare piano piano ai bambini a vivere nel mondo e in mezzo agli altri. Non so, forse la faccio facile, ma non pretendo certo di avere risposte. E' che mi sono ritrovata a pensare che e' raro parlare con genitori che si fanno domande su come allevare bene i figli senza fare troppi danni e senza annientare se stessi, che osano parlare di limiti senza paura di essere accusati di egoismo. E quindi ho mollato il freno e scritto questo monologo... Se un giorno avessi figli mi troverei sicuramente in difficolta' anch'io, come tutti, e spero di ricordarmi quello che penso ora, Ma soprattutto spero di ricordarmi e di riuscire a mettere in pratica il modo in cui mi hanno allevata i miei genitori. Loro non avevano libri e nessuno che li consigliasse, ma sono stati bravissimi! Hanno forgiato tre adulti sereni ed equilibrati, tre persone che seppur dotati degli stessi valori, sono tre persone molto diverse tra loro, quindi vuol dire che sono riusciti a renderci liberi di essere quello che abbiamo deciso di essere, senza nuocere agli altri. Come avranno fatto? Istinto, talento, amore, dedizione, e si', una buona dose di autoannichilazione! In bocca al lupo con Matilde, sono sicura che stai facendo un ottimo lavoro!

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  3. Stefania, mi rivedo - in ciò che scrivi - quando figli non ne avevo...Da quando sono mamma ho sospeso ogni forma di "giudizio" su bimbi e genitori. Perché ci sono meccanismi e situazioni che, finché non le vivi sulla tua pelle, è impossibile capire!
    Sicuramente le domande me le pongo perché sono comunque consapevole - almeno in parte - di come vedevo le cose prima di diventare genitore, e quindi per me è importante comprendere se e dove mi sono "persa".
    Pormi domande è comunque nel mio istinto, e spero che, finché continuerò a pormele, avrò margini di miglioramento.
    Leggere pensieri ed opinioni di chi ha voglia di esprimere un parere è una grande risorsa, e sicuramente uno spunto di riflessione.
    Quindi, davvero, grazie

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  4. Grazie a te Maria Paola! Un saluto

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